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LA TERAPIA DI COPPIA
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La relazione di coppia non è statica, ma dinamica: anzitutto c'è la trasformazione dei sentimenti e delle emozioni dell'innamoramento, intense ma ancora fragili, in un sentimento più profondo, quello dell'amore, in cui la relazione fra i due partners si stabilizza, nel senso che diventa più solida, mentre le emozioni che la riguardano diventano più sfumate.
Quando la coppia rimane unita, molte sono le vicende di vita che si devono attraversare e che cambiano le persone, così come cambiano la relazione. In alcuni casi i cambiamenti riguardano in prevalenza solo uno dei due partners, che chiede e concede di più o di meno, a seconda delle circostanze. Questo provoca uno squilibrio che, se non affrontato, può portare alla crisi della coppia.
Si giunge ad una terapia di coppia quando c'è mancanza di dialogo, ci sono stati dei tradimenti, ci sono dissonanze sull'educazione dei figli, si è sull'orlo di una separazione legale perché non ci si sopporta più.
Ci si rivolge ad uno psicologo perché se entrambi i partner sono troppo coinvolti emotivamente non riescono più ad analizzare la loro situazione con il necessario distacco.
Lo psicologo svolge qui una funzione di mediatore, di arbitro, a cui i due coniugi fanno entrambi riferimento per esprimere le loro tensioni ed il loro malcontento. L'obiettivo è quello di ritrovare la serenità coniugale.
Il valore aggiunto offerto dallo psicoterapeuta, rispetto ad una soluzione fai-da-te è che lo specialista può:
- proporre soluzioni alternative
- aiutare la coppia a ristabilire delle nuove regole condivise
- fornire una nuova lettura del loro passato
- valutare le istanze dell'uno e dell'altro con maggiore obiettività
Non sempre la decisione di rivolgersi allo specialista è condivisa da entrambi i partners per cui accade abbastanza di frequente che lo psicoterapeuta si trovi davanti una persona motivata e alla sincera ricerca di aiuto, disposta a parlare e a cercare soluzioni ed un'altra che, con atteggiamento di sufficienza, se non di sfida, ascolta tutto senza commentare, senza svelarsi.
In questi casi non bisogna scoraggiarsi subito: il partner poco motivato potrebbe sbloccarsi alla seconda o terza seduta; certamente se la cosa non avviene la terapia di coppia non può proseguire.
Una terapia di coppia non deve mirare a mantenere unita la coppia, ma a cercare di capire quale è la situazione migliore per quella determinata coppia o per quella determinata famiglia: in alcuni casi la separazione può essere riconosciuta come il male minore.
Una psicoterapia di coppia se funziona, comincia a produrre i suoi effetti già dalle prime sedute: i due partners si sentono più sereni, tornano a comunicare e riprendono ad avere rapporti sessuali; per questo motivo la durata complessiva non è mai molto lunga.
Oltre che nei discorsi fatti in seduta, questo particolare tipo di psicoterapia si basa anche sulla formulazione di obiettivi da raggiungere, per cui non è raro che il terapeuta assegni dei "compiti" da svolgere a casa, che possono riguardare entrambi i partners o, di volta in volta, uno dei due.
In genere uno dei compiti più frequentemente assegnati ad entrambi i partners è quello di scrivere un diario con le loro sensazioni, i pensieri e le emozioni provate durante la settimane, in modo da riproporre questo materiale in seduta, per poterlo analizzare con il terapeuta.
Quando si è in terapia, la legge fondamentale da osservare è poi quella del silenzio: si parla di tutto, ma non delle cose che dividono e soprattutto se c'è da litigare, bisogna trattenersi, per poterlo fare davanti allo specialista.
Le sedute possono essere settimanali o quindicinali, a seconda delle situazioni e del grado di conflittualità; la durata di ogni seduta è leggermente più lunga di una seduta individuale; il costo varia moltissimo da uno specialista all'altro, per cui vale la pena informarsi prima, in modo da rendersi conto se la spesa richiesta può essere affrontabile.
Intervistando persone felicemente sposate sorprendentemente, le risposte date erano molti simili:
considerano il partner come il loro migliore amico. Gli confidano sogni, emozioni, progetti, sono aperti e sinceri l'uno verso l'altro.
Accettano l'altro così come è e non cercano di cambiarlo.
Si concentrano sui lati positivi del partner, lo sanno apprezzare e ringraziare per tutto quello che fa, anche per le piccole gentilezze di ogni giorno.
Si rispettano reciprocamente, hanno lo stesso potere all'interno della coppia. Prendono insieme le decisioni importanti.
Hanno lo stesso modo di vedere la vita: sono d'accordo sulle cose importanti, sui valori di base e sugli obiettivi da raggiungere.
Sanno come gestire i conflitti. Accettano di non essere d'accordo su tutto, sono disponibili a fare dei compromessi. Esprimono l'aggressività in un modo costruttivo.
Stanno bene insieme e cercano di fare insieme delle cose interessanti. Combattono la routine, cercando nuovi interessi.
Sanno rispettare gli spazi dell'altro.
Considerano il loro rapporto molto importante e sono disponibili ad investire tempo ed energia per farlo funzionare.
Naturalmente nessun rapporto di coppia è così perfetto! Quello che emerge da questa ricerca sono una serie di indicazioni, tratte dall'esperienza di un vasto campione di coppie felicemente sposate, per avere una relazione sentimentale appagante e duratura.
Come cambiare una situazione di coppia insoddisfacente?
In tutte la coppie in crisi, scatta un meccanismo psicologico particolare: ciascuno considera il partner il principale responsabile della situazione di tensione che si è venuta a creare. In altre parole, ciascuno sente di essere dalla parte della ragione: è il brutto carattere del partner il vero problema. E' inutile dire che questo modo di vedere le cose causa dei grossi problemi alla relazione: ciascun coniuge si arrocca sulle sue posizioni e cerca invece di fare delle pressioni perché il partner cambi.
Ma non è possibile cambiare un'altra persona: il solo risultato che si ottiene è quello di far sentire il partner poco capito, poco apprezzato e poco amato.
Per migliorare il rapporto di coppia, occorre invece rendersi conto delle nostre responsabilità nel aver contribuito ad instaurare una situazione insoddisfacente.
Il rapporto di coppia è come una danza: bisogna essere in due per ballarla. Perciò se io modifico i miei passi , cioè le mie reazioni e i mie comportamenti, anche il mio partner modificherà i suoi.
Può sembrare semplicistico, ma il modo migliore per essere felici nella vita di coppia è far felice l'altro.
Qui sotto troverai alcuni consigli per migliorare il rapporto di coppia.
Suggerimenti per lui:
Impara ad ascoltare. Un uomo acquista parecchi punti agli occhi della sua compagna se la ascolta. Ascoltare non vuol dire dare dei consigli o trovare delle soluzioni a un problema, significa cercare di capire quello che lei sta provando in quel momento e condividere con lei le emozioni. Se la tua ragazza è depressa, per esempio, ha bisogno di sfogarsi e di sentirsi capita e non sentire dei pezzi di saggezza popolare in pillole quali: "non ti piangere addosso, pensa a chi sta peggio di te".
Non darla per scontata. Dopo anni assieme viene spontaneo dimenticare San Valentino e altre ricorrenze, non farle più dei complimenti, non farle più delle sorprese. Ma se vuoi che la storia duri, devi continuare a farla sentire importante e preziosa. I modi possono essere tanti. dal portarle la colazione a letto, ad una telefonata solo per dirle che l'ami, a un regalino fuori programma.
Dedicale del "tempo di qualità". Il rapporto di coppia è come una pianta, se vuoi che cresca e prosperi devi innaffiarla (cioè dedicargli tempo e attenzioni). Cerca di trascorrere con lei almeno 30 minuti al giorno per parlare, per farsi qualche coccola, per fare qualche attività gratificante insieme.
Condividi con lei le tue emozioni. Per molti uomini aprirsi e parlare dei propri sentimenti può essere molto difficile. Ma se lei è la donna della tua vita, val bene la pena di sfare uno sforzo in questo senso.
Cura il tuo aspetto. La sciatteria è una triste componente di molti rapporti consolidati. Barba non fatta, alito cattivo, capelli unti e forforosi sono nemici giurati dell'eros e della passione.
Aiutala nei lavori domestici. Se vivete insieme, non aspettarti che sia lei a fare tutto in casa. Anche se sei molto impegnato con il lavoro, mentre tua moglie ha molto tempo libero, non è una buona ragione per disseminare il caos ovunque! Fai almeno lo sforzo di tenere a posto le tue cose.
Suggerimenti per lei:
Impara a essere assertiva. Lui ti trascura? Non ti aiuta abbastanza in casa?
Non disperderti in lamentele senza fine del tipo "sei così egoista", comunica invece le tue esigenze nel modo più diretto e chiaro possibile. Un esempio di comunicazione assertiva potrebbe essere questo: "Oggi ho avuto una brutta giornata e mi sento davvero giù. Ho bisogno di sfogarmi un po'. Ti va di ascoltarmi?"
Esprimi apprezzamento per le cose che lui fa per te. Invece di criticarlo per tutto quello che lui non fa, mostrati grata per tutto ciò che di positivo fa (sì, a volte capita di dare per scontato certe gentilezze). Sentirsi apprezzato è la molla che lo spingerà a dare di più.
Non cercare di cambiarlo. Certe donne si innamorano del potenziale di un uomo e sprecano tempo ed energie per far sì che lui diventi una persona diversa e migliore. Inutile dire che questi tentativi non funzionano mai e che il rapporto è soddisfacente solo se due persone si accettano per quello che sono.
Rispetta i suoi spazi. Non fare di un uomo l'unica ragione della tua vita e non trascurare amici e interessi anche quando è lui a chiedertelo.
Non fare la maestrina. Certe donne si comportano con il compagno come un mamma con il proprio figlio: sono sempre lì a dirgli che cosa dovrebbe fare, come dovrebbe comportarsi, come vestirsi e via dicendo. Perché il rapporto funzioni è necessario partire dal presupposto che siete tutte e due adulti!
Fallo sentire sempre il migliore!
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Parole dette e non dette nella coppia
(Dr. Salomon Nasielski)
Una delle cose che succede nella coppia è che ci si parla e ci si capisce o, meglio, che si pensa di parlare e di capirsi, per cui facciamo come se tutti parlassimo, uomini e donne, la stessa lingua; ebbene, questo sembra non sia vero. Gli uomini e le donne non parlano la stessa lingua tanto che, quando gli uomini si avvicinano alle donne, hanno subito delle sorprese. Per esempio: quando un ragazzo corteggia una ragazza e si forma una coppia, lui crede di capire quello che lei dice, così se lei dice "ho un problema al lavoro, non mi trovo bene con le altre persone, ho delle difficoltà" il ragazzo crede di essere molto vicino alla ragazza chiedendole "che cosa succede? cosa hanno detto o fatto? tu devi rispondere questo o quest'altro e fare così o cosà". Lui, il ragazzo, sa cosa fare ma lei, la ragazza, è sempre di più in difficoltà. Anche lei all'inizio sa cosa dire e fare ma se parla dei suoi problemi non lo fa perché pensa che lui sia l'unico ad avere la soluzione dei suoi problemi ma perché vuole vedere se il ragazzo sente e comprende la sua difficoltà, se riesce a condividere il sentimento della sua difficoltà. Quando il ragazzo, a sua volta, parla di un suo problema, spera di vedere nella ragazza un'alleata nella lotta contro gli avversari. Ma non sempre questa è la prima cosa che la ragazza gli dice, spesso, al contrario, afferma "questa cosa deve essere molto difficile e dolorosa per te" e il ragazzo non capisce perché lei parla in questo modo, ed è molto a disagio perché lei parla dei sentimenti che lui dovrebbe sentire. Lui cerca delle soluzioni lei gli dà vicinanza.
Vedete così che, quando nella coppia si parla di un certo argomento e di cosa ci si aspetta l'uno dall'altro e di cosa veramente si dice all'altro, questo non è compreso nello stesso modo nell'uomo e nella donna. Ci sono molti esempi di questo tipo di realtà tanto che, ormai da molto tempo, gli umani hanno compreso che creare una coppia è molto difficile. E proprio constatando che molte coppie hanno dei problemi che chi officia i matrimoni, sia civili che religiosi, ha adottato una formula, uguale in tutti i paesi del mondo, che recita: "Voi siete sposati nel bene e nel male". E dicendo questo si dice loro: "siate felici" ma non si sa che - nello stesso tempo - gli si sta dicendo: "felici sì, ma non troppo". Perché è questo che, con questa formula, viene detto: "sarete uniti nella buona sorte ma anche nella cattiva". Il contratto ufficiale prevede e contiene una certa quantità di "male". Molta gente non si rende conto che fa un patto, un patto che prevede una certa quantità di "cattive esperienze" che faranno parte, come accordo, della loro vita quotidiana.
Quando domando alle persone che vengono in terapia di coppia "cosa desiderate da me" essi, come prima cosa, mi raccontano di tutte quelle cose che "non vanno bene nella coppia". Dopo un certo periodo di terapia una delle domande che pongo è: "cos'è che va bene tra voi due?", e molto spesso, di fronte a questa domanda, c'è uno stop, si fermano, si grattano la testa, si guardano e poi si ricordano che "si c'è qualcosa che va bene". E allora dico: "me ne volete parlare, dirmi cosa va bene?" e loro cominciano "una cosa, due cose, con i figli ci si capisce, le ultime vacanze sono state buone e poi molte altre cose" però, subito dopo, e molto rapidamente, aggiungono: "si ma.. questo non va perché.." e da lì ricominciano la lista dei problemi. A questo punto dico: "nella vostra coppia c'è una percentuale di cose che vanno bene e una percentuale di cose che non vanno bene", poi gli chiedo di prendere un foglio di carta ed una penna e di scrivere, secondo il loro giudizio personale, la percentuale di cose positive e negative che ci sono nella loro coppia. Ognuno fa il suo foglio, lo guarda, poi guarda l'altro - con paura che abbia scritto cose diverse. Io non gli chiedo di scrivere una cifra, ma solo la loro percentuale. Poi gli chiedo di scrivere, nella riga successiva, "qual è, nella coppia dei loro genitori, la percentuale del negativo e del positivo. Infine gli dico "voi vi conoscete da diverso tempo quindi potete fare una terza valutazione: nel vostro giudizio che percentuale di negativo e di positivo c'è nella coppia dei genitori del vostro coniuge?". A questo punto chiedo di guardare insieme le cifre e, molto rapidamente, si verifica che la coppia si accorda nel non superare una specie di media, quella della coppia dei genitori, cioè si vuol far meglio di loro ma non molto, giusto un po'. E quando gli chiedo "vi rendete conto di come siete d'accordo nel far questo?" loro possono dire "si" o "no" oppure non comprendere subito ciò che sto dicendo loro, in questo caso faccio loro altre domande, per esempio, chiedo: "cosa fa ciascuno di voi, quando l'atmosfera è molto buona, per renderla meno buona?". Loro, in genere, si guardano e si dicono "comincia tu" così io aiuto chi comincia a spiegare all'altro come fa. Dopo un po' di tempo ciascuno di loro arriva a comprendere come contribuisce a quella percentuale di negativo che c'è nella loro coppia e, dopo un po', possono dire "io contribuisco". Quindi il problema non è chiedersi di chi è la colpa, perché nessuno è più cattivo dell'altro, e non c'è uno cattivo, sono entrambi d'accordo nel non-fare niente di più di una certa percentuale positiva. Nella maggior parte dei casi le persone non sono consapevoli di questa decisione e quindi costruiscono tutto questo senza rendersene conto.
A questo punto quello che ci si può domandare è: "qual è la separazione fra la vostra coppia e la coppia dei vostri genitori per autorizzarvi a fare più positivo e meno negativo?". La domanda quindi è: qual è la distanza da mettere fra voi due e i vostri genitori? Su questo argomento potrei fare una conferenza intera, cioè sul rispetto dei territori delle diverse coppie, sul grado di legame che si ha con i genitori e con i diversi parenti, su come mantenere una buona relazione pur restando differenti e, infine, di cosa abbiamo bisogno come coppia per autorizzarci a un maggior grado di positività. Un'altra domanda interessante può essere: "vogliamo correre il rischio di far meglio della nostra famiglia di origine, dei nostri genitori?".
Se c'è collaborazione la coppia andrà molto meglio. Non sempre e non obbligatoriamente le coppie hanno difficoltà e non tutte le coppie hanno bisogno di aiuto; è vero che ci sono persone diverse e che alcune riescono meglio di altre, e fortunatamente c'è un solo un piccolo numero di coppie che ha veramente bisogno di cercare aiuto. Ma è pur vero che anche le coppie che collaborano hanno dei problemi, anche se sono difficoltà diverse, e del resto nessuno insegna loro 'come si fa' a stare in coppia; nessuno ci ha insegnato come fare. Anche nelle aziende, dove ci sono équipe e gruppi di lavoro, non sempre e ovunque ci sono problemi, però spesso ce ne sono. Il fatto è che la maggior parte delle persone non ha imparato come funzionano le équipe.
Una difficoltà generale è stata messa in evidenza da diversi Autori che sottolineano come la coppia cresca cambiando la natura della propria relazione. In particolare sono descritti, in modo sistematico, sei stadi di crescita. Questi sei stadi di crescita, in un modo o nell'altro, noi nella relazione li attraversiamo tutti.
Possiamo illustrare questi stadi in modo schematico:
1° stadio della simbiosi o fusione: all'inizio quando la coppia si incontra, c'è un'attrazione, una buona comunicazione, una compatibilità; è lo stadio del "grande amore", dell'innamoramento quando l'altro riempie in modo completo sia lo spirito che il cuore. Questo stadio è chiamato della fusione o della simbiosi. Un esempio tipico di questo modo di essere è quando al ristorante lui le chiede "cosa mangi?" e lei risponde "la stessa cosa che mangi tu". Ma non si può restare per tutta la vita dentro lo stadio di fusionalità, altrimenti si diventa infelici; così, quando si ha la sicurezza che l'attrazione è reciproca e il desiderio di creare una coppia è reciproco si entra nel 2° stadio.
2° stadio della differenziazione: in questo stadio si dimostra all'altro che non si è come lui e che lui non è come me; la seconda cosa che si fa in questo stadio è dimostrare il proprio potere sull'altro. Così al ristorante la scena sarà un po' diversa; lui: "tu cosa mangi?" lei: "questo piatto e queste verdure", e l'altro risponde "ma come si può avere l'idea di mangiare queste cose? Ed in più non è la stagione adatta, non hai davvero capito nulla di come si mangia, dovrò insegnarti io come fare". Se entrambi sono nello stadio differenziazione il partner che ha scatenato quel tipo di risposta dirà qualcosa di simile a: "la dietetica non mi ha mai interessato e non mi interesserà mai, in più io so cosa voglio e cosa mi piace mentre né tu né i dietologi lo sanno". C'è così una certa escalation nella differenziazione e nella presa del potere "tu non mi controllerai mai ma io ti controllerò". Questo stadio non è negativo anzi è molto importante nella costruzione di una coppia, anche se sgradevole, perché è come per gli alpinisti che fanno una cordata e devono sapere se la corda reggerà in caso di urgenza, di bisogno. Ugualmente la coppia deve sapere che è più solida di una semplice discussione, lo deve sentire, conoscere e comprendere e quindi fare delle discussioni di sufficiente intensità per poi poter dire "e nonostante questo resti con me?". Tutto questo in genere termina con una riconciliazione "Sì, ti amo ugualmente, anche sei hai un pessimo carattere". E quest'ultima piccola e breve frase è molto importante. Ciò vuol dire che nella relazione di coppia non c'è soltanto l'affinità e l'adorazione reciproca ma c'è anche la tolleranza per la differenza dell'altro e la divergenza dell'altro. Poi c'è lo stadio più difficile per la crescita della coppia, è lo stadio dell'esplorazione.
3° stadio dell'esplorazione: nella relazione noi siamo in due. La persona investe molte cose nella relazione ma poi si accorge che forse ha investito un po' troppo. Nella coppia si può essere sincronizzati, e fare le cose nello stesso momento, ma si può anche non essere sincronizzati e allora accadrà che uno dei due ha meno da dire mentre l'altro dirà: "io ho delle cose mie che non ti riguardano, ci sono dei posti che voglio frequentare senza di te, delle persone che voglio vedere da solo ed anche delle cose che voglio fare senza di te" In questo stadio si vede se la relazione regge anche se non ci si dice l'ora in cui si rientra o chi si è incontrato. Per essere in coppia - nello stadio precedente - ciascuno dice all'altro: "ho perso una parte di me, ho messo da parte delle cose di me per adattarmi a te, per farti piacere". In questo stadio invece si recuperano le parti del proprio io e lo scopo è proprio quello di poter essere se stessi completamente nella relazione e in relazione con l'altro. Quindi essere in relazione con tutto se stesso, il proprio nucleo, senza più nascondere niente. Quando la coppia ha attraversato questo difficile stadio c'è il riavvicinamento.
4° stadio del riavvicinamento: in generale è in questo stadio che si definisce più chiaramente perché si è in coppia. Quello che bastava all'inizio, per esempio l'attrazione, non basta più e adesso si vuol sapere che genere di vita si potrà avere insieme, quindi avere uno scopo e delle regole comuni. Tutto questo porta alla creazione di un universo di forte sicurezza a due: la cooperazione.
5° stadio della cooperazione: è lo stadio che tiene conto della realtà di entrambi i partner. Un esempio tipico è che uno dei due porta a casa un articolo di informazione o un libro e dice "ho capito che questo, nel tuo lavoro o per te, può essere importante". Tutti e due diventano molto cooperativi negli obiettivi personali e professionali dell'altro. L'altro è veramente un alleato completo della mia vita.
6° stadio della sinergia: ci si incontra e si fa una équipe solida e indistruttibile. Ciò vuol dire che la coppia è consapevole della forte unità che ha insieme, in due; così cerca uno scopo comune nel mondo. Spesso è anche lo stadio della realtà spirituale della coppia.
Tutto questo vuol dire che i problemi non sono gli stessi nei diversi stadi della coppia e, ugualmente, che la terapia di coppia non è sempre uguale. Si può dire che negli stadi 5° e 6° non c'è più bisogno di terapia mentre ve ne è nei primi tre, quando c'è bisogno di far sapere alla coppia come ci si costruisce. In questi casi è importante usare un certo numero di strumenti di lavoro. Uno strumento di lavoro è la decontaminazione di certe emozioni quali la rabbia, la collera. Per esempio, succede che, nella coppia, lei dica: "vedi, come al solito non fai niente, ti sei dimenticato di buttare la spazzatura". In questo caso sarà utile insegnare alle persone che non è proprio una buona idea dire "tu sei un pigro egoista e non vali niente", è meglio dire "io non sono contenta perché ti sei scordato di nuovo la spazzatura e voglio che non lo scordi più; te ne ricorderai in futuro?". Ciò vuol dire fare in modo che le istruzioni siano produttive di comportamenti migliori e non invece un modo per attaccare la persona. Un'altra cosa si trova spesso nella coppia, cioè che si sono accumulate molte ferite, arrabbiature e anche delle grandi frustrazioni. Si ha come l'impressione che, per anni, nella coppia sia caduto il silenzio su tutte quelle ferite e frustrazioni ma, al contrario, le persone mantengono quelle ferite e frustrazioni come in un grande frigorifero. Certe volte parlando con le persone ho sentito dire, per esempio a un marito: "ma non si parlerà mica di questo? Ormai è tutto dimenticato" e pensava di poter veramente dimenticare, cancellare le sofferenze, le frustrazioni, le rabbie che aveva avuto, per degli anni, dalla moglie, però si rendeva anche conto di non essere più innamorato di lei come all'inizio, di non desiderarla più come una volta. Dopo un po' di lavoro si è capito che non era sua moglie a non esser più desiderabile ma che il suo desiderio era diminuito negli anni e questo perché il suo congelatore era pieno, quindi doveva imparare a svuotarlo. E mi chiedeva come, come parlare di tutto quello. Io li ho aiutati; per esempio, abbiamo visto un episodio del passato in cui lui si era arrabbiato, ho chiesto cosa era successo e loro hanno cominciato a raccontare. La moglie però era molto in difesa, allora le ho spiegato che "in terapia non è una questione di giustizia, quindi non dobbiamo vedere se lei ha torto, noi cerchiamo la sofferenza che c'è dietro la rabbia di questo signore, e questa rabbia l'ha generata lei, e questo non vuol dire che si è cattivi perché quando c'è un problema significa che l'uno pesta i piedi all'altro". Però, quando succede tutto questo, bisogna pagare tre conti: il primo conto è quello di chiedere scusa, il secondo è dire "vorrei riparare al male fatto" e il terzo è "voglio rassicurarti che starò attento affinché questa cosa non succeda più". In tutto questo non c'è niente di nuovo, anche se, in genere, chi dovrebbe pagare i tre conti presenta una lista di scuse per difendersi e dire "non è colpa mia". Comunque si devono aiutare le coppie a dire quel che c'è da dire: "mi dispiace per ciò che ho fatto, voglio riparare, mi impegno a non farlo più". Questo aiuterà a vuotare il congelatore. Ma anche chi ha sofferto ha la sua parte di responsabilità perché non ha detto il suo dolore nel momento in cui avveniva, non ha avvertito che soffriva: questa è una sua responsabilità. Nella coppia bisogna imparare a dire: sto male. Soprattutto per gli uomini questa cosa è difficile da dirsi.
Un'ultima cosa è il discorso delle negoziazioni. Di fatto non c'è stato insegnato a negoziare per le decisioni, per gli accordi o i disaccordi. C'è bisogno di imparare a negoziare vincendo; questa è la negoziazione vincente in cui si cerca di fare in modo che entrambi le parti siano vittoriose alla fine.
Nelle negoziazioni classiche c'è un vincitore e un perdente. In genere si va alla negoziazione con la speranza di ottenere ciò che si vuole senza dare o perdere nulla; in questo concetto di negoziazione uno dei due deve perdere. In realtà si guadagna molto di più quando nelle negoziazioni si parte dicendosi "voglio dare all'altro ciò che vuole affinché egli mi dia ciò che voglio". I negoziatori vincenti arrivano alla tavola dei negoziati con un paniere pieno di cose buone per l'altro, quindi lo spirito in cui la negoziazione avviene è: "voglio farti sufficientemente piacere cosicché tu abbia voglia di farmi piacere". Questa è la negoziazione vincente: mettersi in una posizione tale da ottenere dall'altro ciò che si vuole.
Infine qualche "vitamina" utile alla coppia: imparare a dire "grazie". È molto importante in una coppia imparare a dire, e dire ancora, "grazie"; è anche molto importante dire il più spesso possibile "sono felice che tu sia il mio partner, felice di essere con te nella vita e, ancora, dire "mi fa piacere che tu sia con me". Queste sono piccole vitamine utili a una coppia.
La sessualità è uno dei mezzi migliori perché in una coppia passino le cose migliori e quindi è uno strumento riparatore di molte cose. È stato detto - parlando dei consigli da dare alle giovani coppie - "non dimenticate la riappacificazione sul cuscino". Il problema, per il quale ho omesso l'argomento, è che il dominio della sessualità è vasto, completo e tocca molti argomenti consci, inconsci ed emozionali. Il problema rispetto alla sessualità nella coppia riguarda, purtroppo e ancora, il fatto che esso è uno dei territori dove le cose non-dette finiscono per essere elemento di amplificazione. Spesso le ferite, le umiliazioni, le frustrazioni che non sono dette si traducono in una sorta di sciopero sessuale. Così la sessualità può essere un modo per avvicinarsi e riparare ma può anche essere un luogo per sabotare la coppia, ed in effetti si constata che la sessualità non conserva sempre il suo potenziale di riconciliazione e riparazione, è un peccato ma è vero. Uno dei motivi più frequenti delle consulenze nel mio studio è che la sessualità è scomparsa e almeno uno dei due partner è piatto. Questo vuol dire, il più delle volte, che non si è potuto parlare e quindi risolvere tutti quei conflitti che non appartengono alla sessualità. Esempi frequenti di argomenti di cui non si parla è il rapporto col denaro e le questioni sul potere e la decisione. Ci sono coppie in cui uno prende il potere e l'altro lo abbandona, e certamente questo viene fatto a due, ma poi - progressivamente - la frustrazione di chi abbandona si può riflettere sulla sessualità e, nella mia esperienza, i problemi della sessualità nella coppia hanno spesso come causa un problema più di tipo relazionale che di tipo medico.
Penso che sia molto importante ricordare alla coppia che ha bisogno di "struttura" ma questo dipende dall'età della coppia; le più giovani che dicono "è sufficiente il nostro amore" e questo sembra loro veramente sufficiente, anche se quando hanno dei problemi, per esempio con i figli, si rendono conto di non aver ben definito delle cose, come le "regole". Si sa che c'è una certa tendenza, nella nostra civiltà occidentale, a far si che le coppie si formino fra persone con tipi di personalità simili o complementari, per esempio il soggetto ossessivo sarà attratto dalla persona isterica, e questo perché la visione isterica è una modalità di vita nuova per lui mentre l'ossessivo è qualcuno che può predirre il futuro per quanto, appunto, è ossessivo. Quindi nelle coppie complementari si trova nell'altro una parte del proprio io mancante, cioè una parte non sufficientemente sviluppata che l'altro completa. Questo, in effetti, può anche creare tutta una serie di problemi, infatti non è una formula garantita. Allo stadio differenziazione, per esempio, l'isterica dirà: "tu sei un uomo di merda, non pensi ad altro che all'ordine, all'orologio, alle date, con te non c'è fantasia, tu sei morto", e l'ossessivo risponderà: "tu non sei una donna piena di fantasia, tu sei un'instabile!". Quindi, può anche essere una coppia felice ma non lo è in modo garantito. D'altro canto neanche le strutture di personalità simili sono una garanzia perché l'uno dirà all'altro "tu non porti niente di nuovo nella mia vita, ogni volta che tu dici qualcosa è simile a ciò che volevo dire io". Quindi le strutture di personalità non contengono una soluzione ai problemi di coppia. Del resto spesso, nella terapia di coppia, arriva il momento in cui uno dei due avrà bisogno di una terapia personale e questo in relazione alla sua struttura di personalità o alla sua storia personale.
La cosa che si deve vedere è se si è funzionali o disfunzionali nella coppia; anche una personalità isterica non ha necessariamente un handicap nel creare una coppia se ha una struttura funzionale. Ciò vuol dire che, in tutti i casi, se c'è un sufficiente contatto con la realtà e una sufficiente capacità di gestire la realtà non si devono correggere le strutture perché esse sono già funzionali e quindi la coppia va bene.
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(a cura della Redazione di psicolinea)