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IPNOSI
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La necessità di trovare altre strategie o di farsi aiutare diventa sempre più pressante, tanto più che molto probabilmente il nostro malessere, i sintomi, il senso di insoddisfazione e di infelicità staranno aumentando e continueranno a farlo inesorabilmente.
Per poter liberare tutta la forza creativa e potenziale che è in ognuno di noi, dobbiamo allora scavallare la parte razionale e raggiungere giù giù in profondità le nostre più preziose risorse che risiedono nel nostro subconscio e che proprio dalla razionalità e dalle nostre paure che sono bloccate e non riescono a venire fuori.
Per capire meglio di cosa sto parlando cercherò di spiegare in maniera molto semplice questo concetto.
Ognuno di noi ha due forme d’intelligenza: quella razionale e quella inconscia.
Situata nella zona della corteccia cerebrale, ovvero l’ultima parte del cervello che si è sviluppata nell’evoluzione dell’essere umano, l’intelligenza razionale è quella che ci permette di ragionare in maniera logica, di fare calcoli complessi, di farci arrivare su Marte, o più semplicemente, di colloquiare e argomentare le nostre opinioni, di insegnare o imparare una lezione a scuola, e così via.
Questa forma d’intelligenza è caratterizzata da una piena coscienza, da una consapevolezza, una presenza su ciò di cui stiamo ragionando, sui nostri pensieri, su ciò che stiamo dicendo. E’ anche molto importante in tutti i processi di problem solving atti alla risoluzione di problemi sui quali dobbiamo quotidianamente confrontarci ogni giorno, dalle cose più semplici a quelle più impegnative che richiedono sforzi maggiori di ragionamento.
Tuttavia questa risorsa molto spesso viene limitata, se non del tutto annullata, da meccanismi emotivi, trappole psicologiche, insicurezze ed altro ancora. Se siamo in balìa di un potente stato emozionale è facile perdere il lume della ragione; così come se veniamo condizionati ad esempio da meccanismi sociali che ci inibiscono, come farsi degli scrupoli, sentirsi giudicati, ecc. Per non parlare del timore di non farcela, del sentirsi inadeguati o incapaci, del timore del fallimento. Infine molto spesso esperienze passate della nostra vita, vissute come traumatiche, possono pesantemente condizionare le potenzialità della nostra capacità di razionalizzare e ragionare, compromettendone l’efficacia.
Ma per fortuna abbiamo un’altra enorme risorsa dentro di noi: l’intelligenza inconscia. Questa forma d’intelligenza è molto arcaica, primitiva, collegata al nostro istinto di sopravvivenza e funziona magnificamente tutte le volte che ci affidiamo ad essa. Essa si attiva automaticamente ogni qualvolta ci troviamo difronte ad un pericolo imminente. Se, per esempio, dovessimo schivare un’auto che ha perso il controllo e ci sta venendo addosso, non abbiamo il tempo di calcolare razionalmente la velocità dell’autovettura, la distanza e quale movimento dobbiamo attuare per provare ad evitarla. In quel preciso momento il nostro istinto di sopravvivenza, mosso dalla nostra intelligenza più profonda, farà la scelta migliore possibile per tentare di evitare di essere travolti aumentando al massimo la probabilità di salvarci.
Ma non è solamente in queste circostanze estreme che la nostra mente inconscia si mette in funzione. Dovete sapere che, senza praticamente accorgervene, ognuno di noi ogni giorno la utilizza nello svolgimento di attività più o meno complesse che sono diventate ormai delle abitudini. Ad esempio, tutte le volte che guidate un’automobile, se ormai siete degli esperti, mettete in atto una serie complessissima di movimenti tra loro coordinati, senza averne coscienza: frizione, cambio, freno, acceleratore, segnali stradali, calcolo delle distanze, percezione di quanto sta accadendo intorno fra macchine, moto, pedoni, ecc. E mentre state andando tranquillamente verso la vostra destinazione, la vostra mente sta pensando a mille altre cose, distogliendo l’attenzione consapevole da tutto ciò che accade durante la guida. Quante volte vi sarà capitato, mentre siete immersi nei vostri pensieri, di giungere a destinazione e dirvi: “ehi, sono già arrivato!”? State dunque delegando alla vostra mente inconscia l’attività di guidare verso la vostra meta, attività non priva di rischi e pericoli. Questo succede perché vi fidate di voi. Tutte le volte che riponete piena fiducia sulle vostre capacità, state certi che starete dando spazio a questa preziosa e potente risorsa profonda, che agirà autonomamente. E’ ciò che accade in tutti gli automatismi che mettiamo in atto, proprio perché sono comportamenti abitudinari e di cui abbiamo ampia esperienza. Anche nel nostro lavoro, nei nostri hobby che pratichiamo da anni, ci capita spesso di agire quasi in una condizione di trance ipnotica e tutto si svolge senza intoppi, tutto scorre fluidamente e con grande efficienza. In molte circostanze, meno pensiamo a ciò che stiamo facendo e meglio funzioniamo, specie se stiamo eseguendo qualcosa di usuale e a noi consueto. Ciò è vero anche per le attività più elementari. Fate un esperimento: provate a camminare per un breve tratto, anche facendo solo pochi passi, e osservatevi mentre lo state facendo. Vi accorgerete che vi sembrerà strano farlo e vi sentirete innaturali, quasi impacciati e probabilmente camminerete in modo diverso dal solito. Solo quando non ci penserete più tutto avverrà in modo disinvolto e fluido. Se proverete a fare questo piccolo esperimento (vi assicuro che è divertente) assicu-ratevi che ci sia una persona che vi possa osservare o riprendetevi con una telecamera. In questo modo avrete un riscontro oggettivo di come cambi il vostro modo di camminare.
Dunque, abbiamo visto fin qua che in condizioni “normali” la nostra mente inconscia si attiva o in situazioni di pericolo e comunque collegate all’istinto di sopravvivenza, o tutte le volte che la fiducia in noi stessi è così alta da agire in maniera automatica.
Tuttavia ognuno di noi ha la possibilità di accedere ad essa o di darle modo di esprimersi, aprendo un canale di comunicazione che, per ragioni collegate alle nostre paure, agli schemi mentali costruiti nel tempo e alle razionalizzazioni, è in genere chiuso e inaccessibile.
Per fare ciò è fondamentale riuscire a mettere temporaneamente da parte, o comunque in periferia, la nostra mente razionale, creando così lo spazio necessario al nostro subconscio di venire fuori e, finalmente, di potersi esprimere liberamente. Senza alcun intervento volontario, ciò avviene ad esempio mentre dormiamo, nella cosiddetta fase REM o in condizioni di dormiveglia, quando sogniamo. I sogni, infatti, sono considerati da sempre il linguaggio del nostro inconscio e non a caso, da sempre, essi sono stati considerati come messaggeri di importanti e preziose informazioni. Ai sogni nel corso dei secoli, sono stati dati significati e provenienze delle più disparate: voce divina, profezie, messaggi di parenti defunti, di saggi provenienti dal regno del limbo, presagi e premonizioni, testimonianza di vite pregresse o più semplicemente l’espressione di desideri più o meno consapevoli. Da qui nasce l’espressione “sogni d’oro”. E di tale valore se n’è fatto spesso un uso considerevole, utilizzando figure in grado di interpretarne i significati, essendo il linguaggio non logico e razionale come nella mente conscia, ma di tipo analogico, ovvero simbolico. Se in passato tali interpretazioni erano affidate a figure stravaganti e misteriose, o dotate di poteri magici e speciali, in tempi moderni si è data maggiore credibilità a tale fenomeno, diventando degno di attenzione da parte della comunità scientifica a partire dai primi anni del ‘900, grazie al prezioso contributo di Sigmund Freud, con il suo modello teorico che includeva la “scoperta” dell’inconscio e alla sua analisi dei sogni nella sua pratica terapeutica[1]. Freud aveva infatti compreso che attraverso l’accesso al proprio inconscio, importantissime informazioni riguardanti i disturbi di personalità dell’individuo, potevano essere comprese ed utilizzate per guarire il paziente. Bisognava solo interpretare e dare significato a tutti quei messaggi simbolici che emergevano dai sogni.
Con la scoperta dell’ipnosi si comprese che si poteva accedere al proprio inconscio anche inducendo la persona in uno stato di trance simile a quello del sonno, permettendo così di aprire un canale di comunicazione diretto col proprio subconscio ogni-qualvolta lo si desiderasse.
Prima di capire meglio come questa tecnica possa essere d’aiuto anche in un percorso di crescita personale, credo sia opportuno fare chiarezza sul suo significato, sulla definizione stessa del termine, sugli utilizzi possibili e sui meccanismi che agiscono. Esistono infatti moltissimi pregiudizi ed informazioni errate e fuorvianti rispetto ad essa.
L’ipnosi non ha niente a che vedere con quello che siamo abituati a vedere al cinema o in TV. Anzi, questi mezzi di comunicazione hanno favorito un gran numero di fantasie ed idee assai distanti dalla realtà, generando confusione, diffidenza o al contrario aspettative esagerate. Il processo ipnotico non presenta niente di magico o soprannaturale, ma rappresenta uno stato naturale della mente, un processo psicologico che ci permette di percepire la realtà in un modo nuovo, se vogliamo.
Se è vero che quasi tutti possono essere ipnotizzabili (fatta eccezione per bambini sotto i 3 anni, persone con gravi ritardi mentali e per i pazienti psicotici o con gravi danni o disfunzioni neurologiche), nessuno può essere ipnotizzato contro la propria volontà.
Durante una sessione di ipnosi, la persona non perde alcun controllo, rimane cosciente di ciò che sta avvenendo e non può essere influenzato a piacimento dall’ipnotista. La sfera dei propri valori etici non viene assolutamente intaccata, pertanto non è assolutamente possibile manipolare e costringere una persona ad agire contro i propri princìpi morali. Insomma, se sperate di far fuori vostra suocera facendo ipnotizzare il vostro coniuge affinché commetta un omicidio contro la propria madre… beh, siete sulla strada sbagliata!
Un altro timore diffuso a chi si avvicina per la prima volta ad una seduta di ipnosi, consiste nel credere che possano uscire ricordi, “verità” o lati oscuri della propria personalità che non si vorrebbero conoscere o far conoscere, per paura di non saperli poi gestire. Dovete ricordare una cosa importante: ciò che la vostra mente inconscia fa emergere durante la trance ipnotica è sempre per il vostro bene, poiché questa parte di intelligenza è comunque una parte di voi ed è una vostra alleata. Piuttosto lasciatela fare, datele spazio per esprimersi e cercate di darle retta. Essa agisce sempre per proteggervi o aiutarvi. Quindi non abbiate paura e anzi incoraggiatela a venire fuori.
Lo stesso termine “ipnosi” risulta essere fuorviante, poiché deriva dal greco hypnos che significa “sonno”. Inoltre nella mitologia greca Hypnos era una divinità capace di far addormentare chiunque volesse. Come già precedentemente accennato, la condizione di trance ipnotica non prevede una vera e propria fase di sonno, poiché il soggetto ipnotizzato resta cosciente del processo in corso. Pur potendolo considerare uno stato alterato della coscienza, nessuno cade in uno stato di sonno vero e proprio. Scientificamente è stato dimostrato che i tracciati che emergono usando un elettroencefalogramma nei due stati di sonno e di ipnosi differiscono significativamente. Molti ipnotisti utilizzano l’espressione “dormi” per indurre la trance ipnotica, ma ciò rappresenta solo una suggestione che facilita il processo di progressivo rilassamento profondo.
Piuttosto, come già accadde in passato, sarebbe più opportuno usare il termine monoideismo per indicare la condizione che il soggetto in ipnosi sta vivendo, poiché in effetti, una delle caratteristiche essenziali affinché il soggetto raggiunga lo stato di trance, consiste nel fatto che si concentri totalmente ed esclusivamente su di un unico pensiero, su un’immagine o un’idea, suggerita o evocata dall’ipnotista.
Ma cosa avviene, in sostanza, durante una sessione di ipnosi? Quali meccanismi si mettono in moto?
Attraverso l’utilizzo di tecniche specifiche la persona diviene più ricettiva ed è in grado di accedere al proprio inconscio, di aprire un canale che, come visto in precedenza, viene spesso inibito dalla nostra razionalità, dal nostro bisogno di controllare tutto e dalle paure. L’accesso a questa parte di intelligenza profonda può risultare molto preziosa, poiché può contenere informazioni significative sul nostro passato o fornire consapevolezze e intuizioni utili al nostro benessere. Insomma un vero e proprio serbatoio di risorse e potenzialità a nostra disposizione e, finalmente, accessibile. In tal modo la persona può scoprire nuove soluzioni e nuovi punti di vista che aumenteranno le proprie potenzialità e lo renderanno più efficiente. Questo processo, una volta messo in moto, generalmente produce un proficuo circolo virtuoso, poiché ci si sente più sicuri e capaci, aumenta la determinazione ad affrontare i problemi, ci fa percepire più all’altezza della situazione e produce un pensiero positivo di successo nella risoluzione delle proprie problematiche. Poiché i benefici su di sé emergono ben presto, automaticamente si percepisce una sensazione crescente di fiducia in sé stessi che, a sua volta, ci renderà ancora più determinati ed efficaci e così via.
Gli ambiti di applicazione dell’ipnosi sono molteplici:
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Trattamento dell’ansia e della depressione
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Disturbi di Attacchi di Panico
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Fobie e ossessioni
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Disturbi psicosomatici
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Terapia del dolore
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Elaborazione di traumi (incidenti, violenze, lutti)
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Dipendenze
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Disturbi del sonno
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Disturbi dell’alimentazione
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Patologie del sistema immunitario
Diverse poi sono le applicazioni in ambito extra-clinico:
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Aumento dell’autostima
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Capacità di concentrazione
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Efficacia nella comunicazione
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Motivazione
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Preparazione degli atleti in ambito agonistico
Alcuni volte i risultati sono sorprendenti e in apparenza possono sembrare miracolosi. In ambito medico sono molteplici i casi di regressione di malattie fino a quel momento diagnosticate come incurabili. Personalmente ho avuto modo di vedere scomparire del tutto una sindrome da endometriosi, oltre a problemi di articolazione al ginocchio in un corridore e a casi di cefalee.
Così come può sembrare incredibile che oggi in molti ospedali in tutto il mondo si effettuano, per pazienti con allergie a certi tipi di farmaci o affetti da cardiopatie e sindromi respiratori gravi, interventi chirurgici senza anestesia e con l’uso della sola ipnosi. In realtà tale metodo in passato, ancor prima che venissero scoperti i farmaci anestetici, era una pratica utilizzata ampiamente. Tra l’altro le condizioni del paziente nel post-operatorio risultano generalmente migliori sia in termini di ripresa che di malessere generale. Ciò accade sia perché vengono eliminati tutti gli effetti collaterali dei farmaci anestetici, sia per la preparazione psicologica all’evento traumatico nel suo insieme. In molti casi il paziente, a fine intervento, dichiarava di sentirsi bene ed appariva tranquillo e di buon umore. Per tale ragione, inoltre, spesso l’ipnosi trova ampio utilizzo durante il parto o presso gli studi dentistici. Perfino nei laboratori dove effettuano tatuaggi potreste vedere aggirarsi ipnotisti in grado di rendere l’esperienza del tutto indolore.
Un capitolo a parte riguarda la cosiddetta ipnosi regressiva, sul quale argomento vorrei dare alcuni chiarimenti ed esprimere il mio personale punto di vista.
Innanzitutto, quando si parla di regressione, è necessario fare una distinzione.
Durante una seduta di ipnosi è pratica diffusa fra gli ipnotisti aiutare la persona in seduta a regredire in anni precedenti della propria vita personale, portando così alla luce ricordi del proprio passato rimossi e significativi, utili al processo terapeuti-co, poiché spesso sono esperienze vissute che sono alla base del disagio psicologico dell’individuo o fonte del sintomo patologico di cui la persona soffre nel presente. Attraverso questo rievocare e riportare alla coscienza tali fatti, spesso il paziente riesce a risolvere alcune problematiche comportamentali e patologiche della propria personalità. In questo caso si parla dunque di re-gressione nel passato della propria vita attuale. Alcuni sostengo-no sia possibile rievocare esperienze relative ai primissimi giorni di vita, se non addirittura alla vita intrauterina, ancora prima di nascere, mentre si è ancora dentro il grembo materno.
Un’ipotesi ancora più “spinta”, sostiene che sia possibile durante una trance ipnotica, regredire a momenti relativi a possibili vite passate. In questo caso si parla di ipnosi regressiva in altre vite. Le più antiche pratiche di regressione a vite prece-denti, sono già rintracciabili nelle Upaniá¹£ad[2], documenti risalenti al 900 a.C., dove un certo Patanjali, vissuto probabilmente tra il IX e il IV secolo a.C. fa riferimento alla regressione intesa come riassorbimento, nascita a ritroso. Secondo la scuola di pensiero a lui ispirata la regressione a vite precedenti sarebbe in grado di eliminare il karma accumulato durante esistenze passa-te.
Questa affascinante e suggestiva modalità di condurre l’ipnosi recentemente è diventata molto popolare attraverso i libri e i tour in tutti il mondo di Brian Weiss, psichiatra statunitense da anni interessato alle tematiche sulla reincarnazione.
Secondo Weiss, nel 1980 una sua paziente di nome Catherine avrebbe iniziato a parlare di esperienze di vite passate mentre era sotto effetto di ipnosi. Weiss dichiarò di aver trovato riscontri documentali dei racconti di Catherine ed in seguito a ciò di aver iniziato a credere alla sopravvivenza di elementi della personalità umana dopo la morte. Lo psichiatra americano sostiene che tali pratiche avrebbero benefici terapeutici e che molte delle fobie e dei disturbi della vita presente sarebbero radicati nelle esperienze di vite passate che, una volta affiorate nella coscienza dei pazienti, avrebbero un effetto curativo sulle condizioni di vita attuali[3].
Secondo il parere della comunità scientifica, ciò è attribuibile a immaginazione, falsi ricordi, suggestione e condizionamento da parte dell’ipnotista stesso.
La mia personale posizione riguardo a tale aspetto particolare dell’ipnosi è di aperto scetticismo. Ciò significa che, pur non avendo alcuna convinzione in merito al fenomeno della reincarnazione, non ritengo di poterlo escludere a priori.
Ho condotto ormai molte sedute di ipnosi ed in alcune di queste i pazienti, o spontaneamente, o su loro specifica richiesta ancor prima di iniziare la seduta, sono andati in regressione in altre vite precedenti. Onestamente sono assai più interessato agli eventuali benefici di tale fenomeno che a stabilire se questi salti all’indietro in epoche passate siano reali o frutto di elaborazioni e suggestioni.
In sostanza ritengo che qualunque immagine, situazione, fatto o avvenimento emerga in condizione di trance ipnotica, poiché proviene da un piano profondo e legato al nostro subconscio, sia non casuale e dunque prezioso. Pertanto ai fini terapeutici e di consapevolezze, stabilire se ciò che emerge da un’esperienza di questo tipo, sia realmente accaduto in una vita precedente o sia semplice frutto della fantasia, poco importa.
Ovviamente, rimanendo assolutamente aperto a questa affascinante ipotesi dell’esistenza di vite passate (e dunque probabilmente anche future), continuerò attraverso i miei studi e le esperienze di ipnosi regressiva ad andare sempre più a fondo per capirne qualcosa di più e contribuire a stabilire quale possa essere la verità rispetto a tale argomento.
[1] Sigmund Freud - L'interpretazione dei sogni, traduz. Di Renato Bazlen - Collana «Psiche e Coscienza», Roma, Astrolabio, 1948. (Titolo originale: Die Traumdeutung - 1899)
[2] Le Upaniá¹£ad sono un insieme di testi religiosi e filosofici indiani composti in lingua sanscrita a partire dal IX-VIII secolo a.C. fino al IV secolo a.C.
[3] B. Weiss, “Molte vite, un solo amore”, Oscar Mondadori, Milano, 1997
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A cura del Dr. Marco Vetrano
tratto dal libro "Io può" di M. Vetrano - Viola editrice - 2019